giovedì 19 agosto 2010

Le suicide et le chant. Poésie populaire des femmes pashtounes

Il desiderio d'amore per una donna è tabù in Afghanistan. E' proibito sia dal rigido concetto d'amore dei clan sia dai mullah. I giovani non hanno il diritto di incontrarsi, amarsi e scegliersi.
Chi non rispetta le regole possono venire uccisi a sangue freddo. Nel caso si debba scegliere di punire con la morte la malasorte tocca alla donna.
Le donne sono prima di tutto merce di scambio o di compravendita. Il matrimonio è solo un contratto che viene stipulato tra famiglie. Per secoli le donne afgane hanno dovuto accettare le ingiustizie che si commettono contro di loro. Sono le donne stesse a darne testimonianze attraverso il canto e le poesie, canti che non sono pensati per essere ascoltati da qualcuno e le cui eco risuona tra i monti e il deserto.

"Le donne afgane protestano con il suicidio o con il canto" scrive il poeta afgano Sayd Bahodine Majrouh in un libro che riporta le voci delle donne pasthun. Ha raccolto le liriche con l'aiuto della suocera.
Majrouh è stato ucciso dai fondamentalisti a Peshawar nel 1988.


Crudeli, voi che vedete un vecchio avvicinarsi al mio letto
e mi chiedete perché piango e mi strappo i capelli

Oh, mio Dio! Hai fatto scendere ancora su di me la notte oscura
e di nuovo tremo da capo a piedi
perché devo infilarmi in quel letto che odio
Ma le donne delle poesie sono anche ribelli, rischiano la vita per l'amore dove la passione è proibita e la punizione impietosa

Dammi la tua mano, mio amato, ci nasconderemo nel campo
per amarci o cadere insieme sotto i colpi del pugnale

Salto nel fiume, ma la corrente non mi trascina via con sé.
Mio marito è fortunato, vengo sempre rigettata sulla sponda del fiume.

Domani mi uccideranno per causa tua.
Non dire che non mi hai amato.

http://www.librarything.it/author/majrouhsaydbahodine
Le suicide et le chant. Poésie populaire des femmes pashtounes
Sayd Bahodine Majrouh




Sayd Bahodine Majrouh è stato uno dei maggiori poeti e intellettuali afghani contemporanei, l’erede di Rumi e Omar Khayyam. Dopo l’invasione sovietica del suo paese, scelse la via dell’esilio a Peshawar in Pakistan, dove fu assassinato l’11 febbraio 1988. Fin dagli anni dell’invasione sovietica, raccolse i canti anonimi delle donne afghane di etnia pashtun, tramandati oralmente: sono i landay termine che letteralmente significa “breve”. E’ una forma letteraria tradizionale praticata da tutti per esprime i sentimenti più diversi, dall’emozione che nasce osservando la natura, i commenti sulla vita di ogni giorno, e soprattutto sull’amore. Come un grido che scaturisce dal cuore, come un lampo, come una fiammata, il landay cattura l’attenzione con la sua brevità e il suo ritmo. Queste composizioni poetiche sono brevi ma molto intense e raccontano la storia di donne che vivono dalla nascita in un continuo stato di inferiorità, di subordinazione e di umiliazione, considerate come merce di scambio, e costrette a matrimoni combinati:
“O mio Dio! Ancora una volta mi hai mandato la buia notte
e ancora una volta tremo dalla testa ai piedi, perché devo entrare nel letto che odio”
Nella comunità pashtun la vita delle donne è particolarmente dura. L’oppressione è fisica e morale. Ai lavori domestici e alla cura dei figli, sempre numerosi, si aggiunge il lavoro nei campi e l’allevamento degli animali. Almeno due volte al giorno occorre prendere l’acqua al pozzo o alla fonte, e poi bisogna mietere, fare la farina, il pane, cucire. Gli uomini per lo più sono occupati in moschea o in piazza a discutere la politica del clan. La donna può soltanto ubbidire. Può esprimere la sua protesta in due modi: con il suicidio e con la poesia. Nei loro versi le donne pashtun raramente si lamentano del lavoro fisico. Pesa loro l’aspetto morale dell’oppressione. I temi più frequenti di questa poesia sono l’amore, l’onore e la morte, in toni sempre di denuncia. L’erotismo che pervade i landay diventa una sfida alla società che rende schiave e le umilia con il burka. I sentimenti delle donne pashtun non hanno alcuna importanza nel clan: l’amore è una colpa punita con la morte. I mariti scelti per ragioni di denaro o capre da padri e fratelli, sono spesso bambini o vecchi e sempre definiti “orribili” Non c’è neppure un landay che parli di amore coniugale o di tenerezza nei confronti dello sposo. Amore e fedeltà si riservano all’amante. Nei versi la donna pashtun affronta questi temi con sincerità, quasi spudoratezza, orgogliosa di soddisfare il desiderio dell’amato e il proprio.
“Tu eri nascosto dietro la porta io mi toccavo i seni nudi e tu mi hai intravista.
Il tuo amore è acqua è fuoco fiamme mi consumano onde mi inghiottono
Una volta una sola volta stringi il mio petto contro il tuo
e il mio cuore innamorato ti racconterà la sua storia”
L’amore non fa distinzioni fra musulmani e “infedeli”:
“Il mio amante è induista io sono musulmana
per amore spazzo i gradini del tempio proibito”
“Vieni a baciarmi senza pensare al pericolo
gli uomini veri muoiono sempre per amore di una donna.
Dammi la mano amore mio e andiamo nei campi
per amarci o morire sotto i colpi del coltello”.
Naturalmente rischia soprattutto la donna, se scoperta può soltanto suicidarsi. L’uomo può difendersi.
I landay recitati dalle donne pashtun non sono soltanto la testimonianza della loro resistenza nei confronti dell’oppressione. Sono soprattutto la denuncia dell’ennesima tragedia che si consuma nell’indifferenza del mondo.


Il volume dedicato ai landay delle donne afghane e curato da Sayd Bahodine Majrouh è stato pubblicato negli Stati Uniti da Other Press 10/03 “Songs of Love and War: Afghan Women’s Poetry” -
[Il post  è lungo, io penso valga la pena leggerlo fino in fondo per un momento di riflessione. Ho messo la foto di F. Horvat di un campo di grano perchè mi piace immaginare l'amore scambiato lì autentico vero, come conforto e gioia di essere comunque vive nel desiderio e nel piacere rubato. Le due piccole foto invece le ho messe perchè, malgrado tutto, spero e auspico che il futuro ridia a queste donne la loro dignità di esseri umani letta negli occhi di questa bambina].

Il libraio di Kabul

è uno dei libri che sto leggendo in questo periodo, come sempre tra le mie letture c'è un libro dedicato alla condizione della donna nel mondo.

mercoledì 18 agosto 2010

Anobii

Anobii è una community per gli amanti dei libri, per creare la propria libreria, condividere e scoprire libri.
Permette anche di esportare la nostra lista di libri in formato xls csv o html 

é possibile anche creare un badge Una mini-libreria da mostrare sul tuo blog

http://www.anobii.com


Io sono iscritta e questa è la mia libreria, 
http://www.anobii.com/nuvolotta/book
non ho ancora finito di inserire i libri,anche perchè sto creando anche quella familiare
dove sto inserendo tutta la lista dei libri anche di Antonio e Guido, procedendo tranquillamente
http://www.anobii.com/familybooks/books

I miei una volta letti (se non di consultazione) saranno donati alla biblioteca che stanno organizzando a Levata.

L'ombra del vento Carlos Ruiz Zafón.

L'ombra del vento (La sombra del viento) è un romanzo dell'autore spagnolo Carlos Ruiz Zafón.

Il giovane protagonista, Daniel Sempere, vive col padre libraio a Barcellona, nell’assenza e nel ricordo della madre prematuramente scomparsa. Daniel, che è anche la principale voce narrante del racconto, si sveglia all’alba del suo undicesimo compleanno angosciato per il fatto di non ricordare più il volto della madre. È il 1945. La stessa mattina, il padre lo porta nel Cimitero dei Libri Dimenticati, una labirintica e gigantesca biblioteca, nella quale vengono conservati migliaia di volumi sottratti all’oblio.
Qui lo invita, secondo tradizione, ad adottare uno dei libri e a promettere di averne cura per tutta la vita. La scelta ricade proprio su "L’ombra del vento" dello sconosciuto autore Julian Carax. Daniel ne è rapito; legge il libro tutto d’un fiato. Il suo entusiasmo lo porta a cercare altri libri dello stesso autore, ma scopre che quella in suo possesso potrebbe essere l’unica copia sopravvissuta di tutte le opere di Carax. Un uomo misterioso, dalle fattezze macabre, da anni ne cerca gli scritti per darli alle fiamme. Si fa chiamare Laìn Coubert e nei libri dello scrittore rappresenta il Diavolo in persona.
Daniel inizia a indagare sul mistero riportando alla luce storie di famiglie distrutte, amori fatali, infanzie difficili, incondizionata amicizia, lealtà assoluta e follia omicida. Una ricerca che dura un decennio e che accompagna Daniel nella sua crescita, fino a quando diventa un uomo; una ricerca che mette in evidenza tutta una serie di eventi e circostanze simili a quelli della vita di Carax. Un parallelismo che sconvolge e turba. Tutte le vicende e le ricerche di Daniel si intrecciano con la storia della decadente Barcellona, ferita dalla guerra civile e dal franchismo, raffigurata spesso con toni foschi e sotto una battente pioggia.